Il caro carburante sta letteralmente strangolando il comparto del trasporto e, in carenza di misure straordinarie, migliaia di aziende e i relativi lavoratori rischiano di finire sul lastrico. Non c’è più tempo: serve aiuto subito o, piuttosto che continuare a lavorare in perdita, i trasportatori non avranno altra scelta che spegnere i motori. Sono questi i commenti degli autotrasportatori, già attanagliati da tantissimi problemi, adesso anche senza risorse per pagare il caro carburante.


Questa grande mazzata si è abbattuta sui trasportatori e che, anche nella nostra regione, sta generando sempre più esasperate iniziative di spontanea protesta da parte degli operatori del settore.
Non occorre guidare un camion, infatti, per rendersi conto che gli aumenti dell’ultimo anno hanno riguardato anche i carburanti. Il gasolio per autotrazione, che è di gran lunga il carburante più diffuso, è cresciuto del 25%; il prezzo del metano è addirittura triplicato. Con il diesel quotato stabilmente oltre 1,7 euro al litro, il costo del pieno per un mezzo pesante è salito in maniera vertiginosa. Considerato che autotrasportatore, specie partendo dalla Puglia, percorre centinaia di migliaia di chilometri l’anno, i conti sono presto fatti: parliamo di aumenti di spesa nell’ordine di migliaia di euro per ciascun mezzo.
Ovviamente, non sono cresciute di pari passo le tariffe praticate dalla committenza, che già in tempi “normali” alimentava spesso e volentieri una concorrenza spietata tra le imprese, costringendole a contendersi le commesse sul filo della sopravvivenza. Il tutto in un contesto economico in cui gli scambi commerciali sono aumentati vertiginosamente e in cui il trasporto su gomma ne movimenta la stragrande maggioranza.
Durante il periodo più duro della pandemia l’autotrasporto ha dato prova di grande responsabilità e spirito di sacrificio, ma sembrano oramai lontani i tempi in cui i trasportatori venivano acclamati come eroi. Confartigianato Trasporti aveva da tempo lanciato l’allarme proponendo alcune misure emergenziali. Purtroppo queste proposte di emendamento non sono state recepite dal Governo in Legge di Bilancio sebbene, ad esito dell’azione delle associazioni di categoria riunite in UNATRAS, qualche apertura ci sia stata, specie sul fronte dell’istituzione di un credito d’imposta sul costo di acquisto di AdBlue e di GNL (gas naturale liquefatto n.d.r.).
Tuttavia si tratta di una goccia nel mare. Bisognerebbe adottare per il carburante per autotrazione lo stesso approccio utilizzato per le bollette di gas e luce, prevedendo misure per dare immediatamente ossigeno alle imprese. Si potrebbe usare il tesoretto incassato dal Fisco a titolo di extragettito sulle accise, usandolo per estendere il credito d’imposta al diesel.
Questo, insieme alla previsione di un automatismo di adeguamento tariffario per l’aumento del gasolio e alla ripubblicazione aggiornata da parte del MIMS dei costi di esercizio, potrebbe essere un primo passo per salvare il comparto.
Purtroppo molte delle imprese sono ormai allo stremo. È fondamentale che il Governo collabori con le associazioni di categoria e fornisca risposte tempestive e convincenti: si deve ad ogni costo evitare che la preoccupazione ceda il passo alla disperazione.