
Il proposito di Confartigianato è stato quello di sollecitare uno sforzo unitario per rafforzare lo spirito di collaborazione fra le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali tutte, per dare più forza e visibilità al mondo delle piccole e medie imprese dei settori dell'Artigianato, Commercio, Turismo e Servizi, che nella provincia di Taranto sono oltre 30 mila e rappresentano oltre il 55 % delle imprese iscritte alla Camera di commercio con un indice di occupazione che è il 43,3%.
Abbiamo chiesto l'intervento del Prefetto - afferma D'Amico - per affrontare l'emergenza crisi e convocare un tavolo tra forze sociali, banche, associazioni, Enti locali e Prefettura; una concertazione rapida che selezioni alcuni obiettivi concreti ed immediatamente cantierizzabili per i quali si rimuovano gli ostacoli burocratici della loro messa in opera, consentendo di trovare spiragli di risoluzione alla crisi delle aziende, non lasciandole sole in un momento di grave difficoltà.
Occorre un'azione concreta per semplificare la rappresentanza sindacale, cercando di dare le giuste risposte all'articolato sistema imprenditoriale.
Competizione globale e crisi economica impongono a tutti - politica, istituzioni, mondo finanziario e mondo produttivo - riflessioni profonde per trovare nuove vie per tornare ad essere competitivi.
In questo scenario intendiamo avviare una seria discussione sul ruolo delle piccole imprese nella nostra economia, sul ruolo della rappresentanza sindacale e su come confrontarsi in modo efficace con gli altri attori principali - politica, enti, banche, istituzioni - che insieme determinano le scelte, le sorti e lo sviluppo del territorio provinciale.
Per questo disegno, come Associazione, non troviamo un contenitore istituzionale che ci convochi e che ci ascolti, non abbiamo un tavolo istituzionale attorno al quale, insieme con gli altri rappresentati dei settori produttivi, potessimo confrontarci con la politica ed il governo locale.
Un meccanismo che, ovviamente, sta funzionando a livello nazionale, dove le Associazioni di categoria discutono col Governo e parti sociali sulle azioni ritenute strategiche ed indispensabili per affrontare la crisi, e dove sono state individuate cinque questioni prioritarie: spesa pubblica e riforma delle pensioni, riforma fiscale, cessioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture ed energia.
Oltre a tali questioni di carattere generale, esistono delle esigenze di carattere provinciale con alcuni argomenti di grande rilievo, non solo per i nostri iscritti, ma per tutta la piccola e media impresa ionica, tra i quali le politiche per il credito, il ruolo dei confidi ed i rapporti con le banche, lo sviluppo di più moderne infrastrutture a supporto dell'economia territoriale, le politiche di bilancio, gli investimenti ed i servizi, la semplificazione degli adempimenti burocratici, la riduzione dei tempi di pagamento della P.A., la questione ambientalistica, la crisi del manifatturiero e la politica esasperata dei tributi locali.
Ci sono anche proposte ancora più praticabili, a livello territoriale, per contrastare la crisi delle imprese: sbloccare i fondi ed i cantieri delle infrastrutture portanti (solo a titolo esemplificativo il porto, il Distripark), il completamento di alcune tratte stradali e ferroviarie importantissime, individuare forme snelle e poco costose di sostegno alla internazionalizzazione, dare risposta alla disponibilità manifestata da molte imprese di avviare al lavoro i giovani, adottando forme efficaci di sostegno alla formazione in azienda, affrontare la questione della cultura di impresa e della formazione imprenditoriale, sin qui non considerata nelle nostre politiche pubbliche, costruire un nuovo circolo virtuoso ricerca-università-imprese che vada effettivamente verso i bisogni del mondo produttivo, anziché continuare ad alimentare semplicemente l'autoreferenzialità del mondo della ricerca.
Sono questioni di grande importanza per l'intera economia del territorio. Si pensi, ad esempio, per quanto riguarda il tema delle infrastrutture, alla necessità di provvedere alla manutenzione e al potenziamento della rete stradale provinciale, all'Interporto, all'aeroporto ed al porto, che potrebbero favorire la ripresa dei lavori pubblici a misura di piccola impresa, coinvolgendo l'imprenditoria locale.
Un discorso a parte merita la promozione e valorizzazione del territorio provinciale in funzione di un turismo in grado di favorire la diversificazione dell'economia e di sostenere non solo le imprese commerciali e del turismo ma anche quelle dell'artigianato e di qualità con un'analisi sul ruolo del STL (Sistema Turistico Locale) e sull'attività fin qui svolta che sicuramente va indirizzata meglio.
Un comparto che ha urgentemente bisogno di interventi è l'edilizia e più in generale il Sistema Casa: la profonda crisi che investe il settore e che sta portando al blocco delle vendite e delle nuove costruzioni rischia di far saltare l'intera filiera con danni incalcolabili che potrebbero portare al fallimento diverse centinaia di imprese del territorio. Occorre individuare interventi concreti, a partire dal contingentamento del rilascio di nuove concessioni edilizie da parte delle amministrazioni comunali, puntando sul recupero e sulla valorizzazione del patrimonio esistente con incentivi mirati.
Utile trasversalmente a tutti i settori economici sarebbe investire in modo convinto sulla green economy, non solo relativamente all'energia e alle fonti rinnovabili, ma esplorando anche ambiti nuovi con l'aiuto di una più convinta politica di promozione e valorizzazione del territorio.
C'è poi la questione ambientale di Taranto. I risultati dei provvedimenti sembrerebbero confusi e dimostrano di aver creato ricadute negative sul sistema economico, specialmente su commercianti ed artigiani. Se realmente si vuole risolvere il primario problema della qualità dell'ambiente bisogna mettere in moto processi certi e calendarizzati, forse più impegnativi, ma gli unici che potranno garantire un lento raggiungimento dell'obiettivo.
Vorremmo semplicemente essere messi nelle condizioni di poter discutere attorno ad un tavolo istituzionale ed arrivare a formulazioni condivise di proposte concrete per risollevare le sorti dell'economia provinciale. Se non si otterranno riscontri entro l'anno, temiamo davvero il tracollo dello zoccolo duro del nostro tessuto economico, quello della piccola impresa.
Il Prefetto Pagano ha manifestato la massima disponibilità a recepire le istanze e le preoccupazioni manifestate dichiarandosi pronta ad avviare una serie di consultazioni politico-istituzionali per verificare e ricercare la possibilità di focalizzare le attenzioni anche sulle problematiche della piccola impresa da sempre storica forza trainante dell'economia italiana.