Diciamo alla politica, con compostezza e realismo, che "così non si può andare avanti".

 Dobbiamo avere la forza ed il coraggio di affrontare con determinazione i tanti problemi ai quali il Governo che verrà dovrà porre rimedio: da subito e senza esitazioni.

Partendo dal credito. Perché dall'inizio della crisi economica  nel 2012 si è registrato per la prima volta un irrigidimento delle condizioni di credito anche sul lato della quantità. Il Rapporto 2012 sull'accesso al credito delle piccole e medie imprese dell'Istat, inoltre, fa sapere che tra il 2012 e il 2014, il 53,3% delle imprese prevede di reperire risorse finanziarie attraverso canali differenti dalle banche, il 47,8% dichiara che lo reperirà in generale mediante il credito, l'1,7% riferisce che utilizzerà capitale di rischio, mentre il 7,9% si avvarrà di altre modalità. La maggior parte delle piccole e medie imprese ritiene che la propria capacità di crescita sarà minacciata dalla prospettiva economica generale (77,4%), mentre rimangono punti delicati il costo del lavoro (55%) e la presenza di margini esigui (51%). Ma il credito si sposa alla Riforma del lavoro che deve essere riformata. Si deve rilanciare l'occupazione, rivedere la flessibilità in entrata, focalizzarsi sull'apprendistato e - impossibile dimenticarlo - intervenire sul cuneo fiscale.

 

Sotto i riflettori il futuro dei giovani, il mercato del lavoro, la tassazione locale: Irap e Imu, soprattutto, ma anche Iva e Tares. Cerchiamo di congelare l'aliquota al 21%. In caso contrario, dove vogliamo andare? L'Irap è anticostituzionale e incide per il 4,2% sull'impresa - eliminiamola dal costo della manodopera - e l'Imu è una patrimoniale mascherata. Per quanto riguarda la Tares, proponiamo di pagare una tassa commisurata a ciò che smaltiamo effettivamente.

Certo, la burocrazia non è da meno. I 120 adempimenti all'anno ai quali devono far fronte le imprese: uno ogni tre giorni. Si spendono 11 miliardi all'anno per la burocrazia, le banche dati di ministeri, enti, istituzioni non dialogo fra loro, i bandi sono complicatissimi e sottoposti a libera interpretazione: così non va!

Il lavoro. Insieme ai giovani, noi piccoli imprenditori siamo la vera ricchezza del Paese.

Infine, un invito alla politica: Apriamo le nostre associazioni e le nostre imprese ai politici: vedere come lavorano i piccoli imprenditori e rendersi conto di ciò che fanno per questo Paese potrebbe aiutarli a capire costa sta accadendo.