Lavoro

La regolarità contributiva viene certificata attraverso il DURC

Il Durc è un documento che certifica la regolarità contributiva delle aziende nei confronti dell’INPS, dell’INAIL e, per le imprese del settore edile, della Cassa Edile.

La regolarità contributiva riguarda:

  • i contributi e i premi assicurativi riferiti ai lavoratori dipendenti, i collaboratori coordinati e continuativi e tutti i soggetti iscritti alla Gestione Separata dell’Inps presenti nell’ impresa;
  • i contributi e i premi assicurativi riferiti ai lavoratori autonomi.

Per essere in regola occorre che siano stati pagati i contributi e i premi assicurativi scaduti.

La validità del DURC è di 120 giorni.

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NUOVO LAVORO ACCESSORIO OCCASIONALE

Con la presente si riepilogano i punti salienti della circolare 107 del 05.07.2017 relativa al nuovo lavoro occasionale (ex voucher/ex lavoro accessorio occasionale), che nulla a che vedere con il lavoro occasionale autonomo previsto dall’art.2222 c.c. che resta intatto e riferibile ad attività occasionali ma di lavoro autonomo (definito anche contratto d’opera).

Nello specifico, la circolare in oggetto e la nuova normativa si inseriscono in un contesto dove, per ragioni puramente d’opportunità politica, è stato abrogato in data 17.03.2017 il ricorso al lavoro accessorio occasionale, il tutto come noto per evitare il referendum costituzionale indetto dalla CIGL.

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Il boom dei Voucher? Purtroppo è la risposta all’eccessivo costo del lavoro

I dati sui voucher emersi in questi ultimi giorni con tutta la polemica a seguito, evidenziano il costante incremento di utilizzo, con un aumento del 32% rispetto al 2015, che a sua volta aveva fatto registrare un più 67% sul 2014. Un vero e proprio boom. Questo dato evidenzia anche – commenta Francesco Basile, Presidente dei Manutentori Impianti di Confartigianato Taranto -  come le imprese manifestano con forza l’esigenza di coniugare flessibilità e costo del lavoro per rispondere nel migliore dei modi alle esigenze del mercato.

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Jobs Act autonomi: quello che c’è da sapere

Il Jobs Act del lavoro autonomo è stato pubblicato lo scorso 13 giugno 2017 in Gazzetta Ufficiale ed è operativo. Si tratta della Legge 81/2017 che costituisce un pilastro legislativo in materia di tutela del lavoro professionale ed autonomo. La legge si compone di due sezioni, nettamente distinte e separate tra loro. La prima parte mira ad ampliare le tutele esistenti per coloro che lavorano fuori dal perimetro del lavoro subordinato o parasubordinato.
La seconda parte regolamenta il cosiddetto lavoro agile (“Smart Working”).

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Importanti novità sulle comunicazioni lavoro accessorio (voucher)

Il decreto correttivo del Jobs Act ha modificato le modalità operative della comunicazione per il lavoro accessorio. Le nuove disposizioni del D.Lgs. 24 settembre 2016, n. 185 sono entrate in vigore lo scorso 8 ottobre 2016. La comunicazione del lavoro accessorio va effettuata almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione tramite sms o posta elettronica alla sede territoriale competente dell’Ispettorato nazionale del lavoro.

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Lavoro: aboliti i voucher, cosa cambia per i lavoratori

Il Governo Gentiloni, con un recente decreto legge, ha abrogato gli articoli del Jobs Act contenenti le regole e la disciplina per l'utilizzo dei buoni lavoro Inps, i cosiddetti "voucher". Quelli acquistati entro il 17 marzo 2017 potranno essere utilizzati ma vanno esauriti entro il termine ultimo del 31 dicembre dell'anno in corso. A partire dall'1 gennaio 2018 non sarà quindi più possibile utilizzare i voucher per retribuire le prestazioni di lavoro occasionale e accessorio, ovvero quei lavori che non è possibile inquadrare in una specifica tipologia di contratto di lavoro subordinato.

A fronte di questa decisione, come cambierà la normativa?

I lavoratori che sono normalmente retribuiti con i voucher dovranno essere regolarizzati secondo le altre tipologie di contratto. Si dovrà quindi trovare un inquadramento del lavoratore con lavoro intermittente, contratto di somministrazione di manodopera o appalto di sevizi, secondo specifiche regole e limiti anche d'età. Questo fino a quando il Governo non metterà a punto una nuova tipologia di retribuzione per i lavori accessori pagati abitualmente con i buoni lavoro Inps. In particolare, per la tipologia di lavoro "intermittente" o a "chiamata" (ad esempio gli steward che prestano servizio presso gli stadi durante le partite), possono essere stipulati con lavoratori di età compresa fra i 25 e i 55 anni d'età. 

Per ulteriori informazioni contattare Confartigianato  allo 099.336775

In vigore il nuovo part-time agevolato

Dal 2 giugno è disponibile la nuova formula di part-time agevolato, prevista dalla Legge di Stabilità per il 2016 (L. 208/15).

Può usufruirne il dipendente che:

  • ha almeno 20 anni di contributi,
  • è nato tra aprile e maggio 1952 (donne) e tra ottobre 1949 e maggio 1952 (uomini),
  • maturi i requisiti previdenziali per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018,
  • abbia concordato con il proprio datore di lavoro una riduzione di orario dal 40% al 60%.

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ASSUNZIONI: INCENTIVI CONTRIBUTIVI 2017

Per l’anno 2017 sono stati finanziati una serie di incentivi alle assunzioni. Si tratta di misure particolarmente rilevanti, che costituiscono una buona opportunità per le imprese e che si rivolgono principalmente verso i soggetti e le zone particolarmente deboli all’interno del mercato del lavoro.

Incentivi Occupazione Sud (Decreto direttoriale 16/11/2016, prot. n. 39/367)

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Welfare aziendale “Un’occasione anche per le PMI”.

Per capire le novità che da quest’anno le aziende potranno mettere in campo in materia di Welfare aziendale e soprattutto se questo è a portata anche delle piccole e piccolissime imprese, come Confartigianato ci siamo rivolti ad uno dei massimi esperti in materia: Maurizio Ferrera (in foto), professore di Scienze politiche all’Università degli Studi di Milano, editorialista del Corriere della Sera e curatore dei due Rapporti sul cosiddetto Secondo Welfare per il Centro di Ricerca e documentazione Luigi Einaudi di Torino.

Professor Ferrera, cosa introduce la legge di Stabilità 2016 in materia di Welfare aziendale? «Le novità previste dalla Legge di Stabilità 2016 sono essenzialmente due. Da un lato, una nuova disciplina del premio di risultato che torna ad essere fiscalmente agevolato e, anzi, gode di ulteriori agevolazioni se erogato in beni e servizi di welfare anziché in denaro. Dall’altro, la legge modifica e aggiorna la normativa che disciplina il trattamento fiscale del welfare rispondendo finalmente alle richieste dei numerosi esperti che da anni ormai auspicavano una riforma degli articoli del TUIR (il Testo Unico sulle Imposte dei Redditi ndr.) per renderli più in linea con le nuove esigenze delle aziende e dei collaboratori».

Ovvero? «Ciò che cambia è l’introduzione di un chiaro incentivo al coinvolgimento delle parti sindacali e un ampliamento dei servizi considerati come welfare. Il welfare negoziale sarà più ‘conveniente’ di quello unilaterale (previsto sin qui nel TUIR ndr.), e sarà possibile offrire ai lavoratori nuovi servizi, come ad esempio il rimborso delle spese per la mensa scolastica e i servizi a sostegno dei familiari non autosufficienti».

Si dice che il Welfare aziendale non sia a portata di Pmi e Mpi. A suo avviso le novità previste dal governo faciliteranno anche loro? «Ritengo che la possibilità di utilizzare le risorse del premio di risultato sia un’ottima occasione per introdurre il Welfare anche in realtà meno strutturate e ‘ricche’ rispetto alle grandi multinazionali. E non dimentichiamo che le modifiche al TUIR prevedono anche la possibilità di utilizzare i voucher per l’erogazione dei servizi, facilitando così quanti non avrebbero le forze di costruire un proprio sistema di benefit e convenzioni interno».

Quali tipi di benefit, precedentemente esclusi dal legislatore, potranno ora essere erogati ai dipendenti? «I servizi nuovi sono la scuola materna e i servizi integrativi alla scuola – come ad esempio la mensa – e quelli relativi all’assistenza agli anziani (prima non contemplati nel TUIR ndr.). I servizi già previsti dall’articolo 100 del TUIR non sono invece nuovi ma fiscalmente agevolati qualora siano inseriti in un accordo o regolamento aziendale. Questo, come detto, è destinato ad incentivare il ricorso alla contrattazione.

Quale ruolo giocheranno i sindacati nella nuova impostazione decisa dal governo in materia di Welfare aziendale? «Sicuramente per i sindacati si apre un’importante opportunità di partecipare attivamente alla definizione dei benefit per via contrattuale, grazie alla modifica del TUIR e anche attraverso la nuova possibilità di erogare il premio di risultato in welfare».

E quale invece quello degli enti bilaterali? «Anche gli enti bilaterali – come le Pmi – potranno fare ricorso allo strumento del voucher servizi e ampliare così l’offerta di benefit ai propri iscritti. Si aprono inoltre nuove opportunità per occuparsi di aree di intervento (in particolare servizi per l’infanzia e per anziani non autosufficienti) che oggi sono ancora troppo poco coperti attraverso i fondi bilaterali».

In che modo le piccole imprese e il mondo assicurativo potrebbero interagire per sviluppare piani di secondo welfare? «Il mondo assicurativo (ma anche le società di mutuo soccorso) dovrebbero ripensare i pacchetti di servizi in ambito sanitario e socio-sanitario (con particolare riferimento all’area della non autosufficienza) per facilitare lo sviluppo del welfare aziendale anche tra le Pmi.   E dovrebbero contribuire a promuovere un maggior coinvolgimento degli stakeholder attivi sui territori per ampliare l’offerta di servizi e prestazioni in grado di rispondere ai nuovi bisogni sociali».

Il Jobs Act ha allargato la platea dei lavoratori contrattualizzati, questo avvantaggia oppure no il percorso verso un pieno sviluppo del secondo welfare anche in Italia? «Non abbiamo ancora dati al riguardo ma possiamo cogliere qui delle potenzialità significative. Come abbiamo visto la recente Legge di Stabilità è destinata a favorire un più ampio ricorso alla contrattazione in materia di welfare. Questo se le organizzazioni sindacali sapranno cogliere la possibilità di tutelare maggiormente i lavoratori e le lavoratrici anche grazie a misure e politiche di welfare aziendale e contrattuale».

Nel rapporto 2015 sul Secondo Welfare si ribadisce la necessità di creare Reti per implementare piani di Welfare aziendale a misure di piccole imprese con un coinvolgimento forte anche delle associazioni di categoria. Quali esempi l’hanno convinta sul territorio nazionale? «I casi di reti d’impresa nate con l’obiettivo di fornire servizi di welfare sono sempre più numerosi. Per citare alcuni esempi, Welfare-RE a Reggio Emilia e WelfareNet in Veneto e recentissimo il progetto Moltiplica che a Padova mette in rete il mondo delle cooperative sociali per condividere servizi di welfare. Nascono però anche esperienze innovative che coinvolgono una varietà di attori – pubblici e privati – nello studio e nell’implementazione di servizi di welfare sui territori che non riguardano lo strumento della rete di impresa. Basti pensare al Patto per lo Sviluppo firmato a Treviso dalle organizzazioni sindacali e Unindustria, o alle iniziative nate su tutto il territorio lombardo nell’ambito delle Reti Territoriali di Conciliazione promosse da Regione Lombardia»